
Disclaimer: le opinioni contenute in questo articolo appartengono esclusivamente all’autore e non riflettono necessariamente la visione condivisa da tutti i Tassi del Miele. Sono anche, incidentalmente, fattuali e corrette al 100%. Fatevene una ragione.
Nel gruppo dei Tassi parliamo (incredibile dictu!) di dadi. Perchè quando perdiamo ammettere che abbiamo fatto schifo ci fa sentire come delle merdine, mentre bestemmiare Nuffle è catartico come picchiare i nazisti dell’Illinois.
Dopo aver affrontato l’argomento in tutte le salse, sono giunto alla conclusione che facevo prima a fare un articolo sul sito, così da poterlo semplicemente linkare a ogni nuova iterazione della nostra discussione preferita. Mi riservo il diritto di cambiare, aggiungere o modificare i punti sottocitati nel tempo, vuoi perchè mi vengono esempi migliori da proporre, vuoi perchè qualcuno mi ha fatto cambiare idea. Bisogna sempre lasciare spazio all’imponderabile.
Sotto a chi tocca in ordine sparso:
“Il bias di percezione”. Come è noto, ci ricordiamo più degli eventi negativi che degli eventi positivi. Sempre, è un fatto scientificamente dimostrato. Di conseguenza, per quanto uno possa ammettere di ricordarsi anche le botte di culo, noi ci ricordiamo soltanto una volta ogni tanto di quel meraviglioso 6 che ci ha salvato la partita, ma ci ricordiamo di tutti gli 1 che tiriamo. Tanto che io non ho mai mai mai visto qualcuno sostenere di avere tirato cinque pow di fila e invece erano quattro, mentre capita regolarmente che uno dica “ho tirato sei uno di fila” e poi invece vai a vedere ed erano solo quattro. Sovrastimiamo (sia come importanza sia come numero di occorrenze) le cose che ci creano problemi, e sottostimiamo (sia come importanza sia come numero di occorrenze) le cose che ci fanno comodo. Questo come regola generale.
“La vera comprensione della natura dei grandi numeri”. E anche questo coinvolge un numero rilevante di bias cognitivi. Il primo è che “grandi numeri” non ha nulla a che vedere con quello che possiamo sperimentare in una partita, e meno che mai in un turno. Pensare al fatto che un triplo teschio capita una volta su 216 ci sembra molto raro, ma non lo è affatto. Se tirassimo solo blocchi a tre dadi con block (e non è mai il caso) capiterebbe comunque una volta ogni quattro partite. Il concetto di “grandi numeri” è lontano dalla nostra quotidianità ma noi lo applichiamo (sbagliando) al nostro quotidiano. Due snake eyes di fila ci fanno incazzare e ci fanno perdere una partita, ma nel complesso del concetto di normale distribuzione numerica sono così ridicolmente comuni che non ha nemmeno senso porci attenzione. Ma siccome ci hanno fatto perdere la finale allora li registriamo sotto la voce “botte di sfiga incredibili”.
“La vera natura del concetto di random”. Il nostro cervello è programmato per riconoscere i pattern. Praticamente è l’unica cosa che sa fare e che ci consente di imparare, rendendoci superiori agli animali. Siamo delle macchine costruite per riconoscere le occorrenze simili, imparare, e adattarci a ripetere la soluzione trovata. Il problema è che siamo COSI’ bravi a riconoscere i pattern, che li vediamo anche dove non ci sono. Il random (il “vero” random) se ne fotte dei pattern. Le stringhe 4-3-5-3-2-2-6-3-4 oppure 4-5-1-1-4-5-4-3-5 sono tanto random quanto la stringa 1-1-1-1-1-1-1-1-1, ma le prime due non le noteremmo mai mentre la seconda ci fa gridare al disastro. Come peraltro sono sicuro che non avete notato che nella prima non ci sono uno e nella seconda non ci sono sei, ma entrambe hanno la stessa identica media di 3,55…
“Toccare con mano” vs “facciamo a fidarsi”. L’esperienza fisica di tirare i dadi è molto diversa da quello che succede su Fumbbl. L’atto pratico di tirare i dadi ci fa notare in maniera più consapevole i numeri che escono, mentre su Fumbbl il bias di percezione è molto più accentuato perché il 90% dei dadi non li guardiamo neanche. Sfido chiunque, e intendo chiunque, a notare che ha tirato 1-1 per tre volte di fila su tre blocchi per l’armatura. Noi vediamo il “prono” e non controlliamo quasi mai cosa è venuto. Mentre al tavolo ce ne accorgeremmo. Ai bias percettivi dei punti precedenti si aggiunge quindi anche un fattore di inconsapevolezza, che si manifesta anche nella percezione stessa dello strumento. Il dado l’ho tirato io, e quindi sono responsabile del risultato. L’algoritmo di Fumbbl non l’ho costruito io, e quindi come nelle migliori tradizioni del complottismo se capita qualcosa che non mi piace non si limita a non piacermi, ma diventa anche una cosa “che non mi convince”. Con corollario di teorie sul fatto che i migliori algoritmi online per la simulazione del random siano tutti “non vero random”. Come se i dadi fisici lo fossero, soprattutto i nostri fatti con tre euro in batteria. Ma voi lo sapete che i dadi dei casino americani sono craftati al laser sotto strettissima sorveglianza per dimensioni, distribuzione del peso, e mille altri parametri? E pensate che i vostri dadi siano random? (senza inserire come fattore il fatto che spesso non mescolate davvero nel bicchiere, e che il movimento del polso che fate è tutt’altro che random)
La somma di tutte queste cose rende ogni posizione scettica sulla sfiga e sui dadi (soprattutto sui dadi online) a mio parere ridicola. Poi sappiamo tutti che fa sempre piacere lamentarsi e il miele sulle ferite lo mettono dal tempo della grecia antica, quindi va bene così. Ma le posizioni pseudoscientifiche spiegazioniste hanno francamente frantumato la ciola.
Lamentarsi è un diritto. Pretendere di avere ragione no.
